Colle il Castellaro

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Scheda Storica

Sul colle che sovrasta Albettone, sorgeva un tempo un castello fatto erigere dal vescovo di Vicenza assieme ad altre diciotto fortificazioni, tra cui quelle di Barbarano, Grancona, Orgiano, Noventa, Costozza nel Basso Vicentino. Il vescovo Vitale, secondo una fondata ipotesi del Mantese, ottenne dal re Berengario il privilegio di costruire tali fortezze, tra il 900 e il 904, e si vide riconosciuti “districtus, placita et publicae functiones” su tutte le terre che gli erano state donate. Tali concessioni imperiali avevano lo scopo di difendere le nostre terre dalle frequenti invasioni del popolo degli Ungari (oltre una decina dall’anno 899 al 947). A quel tempo, infatti, gli Ungari, cacciati dalle loro terre da altre tribù, si riversarono nel Veneto giungendo fino a Vicenza dove distrussero l’antica Basilica dei Santi Felice e Fortunato.

In seguito, l’avvento al trono imperiale di Ottone I nel 936 aveva determinato una nuova organizzazione territoriale, con la creazione della Marca Veronese che si estendeva su gran parte dell’Italia Settentrionale ad est dell’Adige, comprendendo l’attuale Veneto e buona parte del Friuli che poi entrò a far parte del patriarcato di Aquileia nella seconda metà del secolo XI. La crisi del potere imperiale e la mancanza evidente sul territorio di un adeguato sistema di difesa in grado di arginare le frequenti scorrerie degli Ungari avevano nel frattempo innescato un altro fenomeno che va sotto il nome di “incastellamento”. A partire dal secolo X infatti i grandi proprietari terrieri si videro concedere dall’autorità regia, prima, e imperiale poi, la facoltà di erigere su tutto il territorio della Marca fortificazioni difensive, destinate poi a diventare i centri riconosciuti del potere locale.

Anche ad Albettone, come già detto, sorse un castello la cui esistenza è confermata dal diploma imperiale di Ottone III (anno 1000), che con un privilegio esentava dalla prestazione della tassa del fodro, dovuta ai duchi, ai marchesi, ai conti e a qualunque altro ufficiale dell’impero, i castelli vescovili di Barbarano, Selvazzano, Noventa, Albettone, Orgiano, Grancona, Brendola, Costozza, Altavilla, Grumolo, Montemezzo, Cornedo, Chiuse (Castelgomberto), Malo, Cogollo, Velo, Arsiero e Sarcedo.

In seguito, il castello di Albettone è citato nell’atto di donazione fatto da Arrigo IV nel 1084 al vescovo Ezzelino, nonché da altri due diplomi concessi da Ottone IV e da Federico II nel 1220. Il diploma di Ottone IV, ottenuto dal vescovo Uberto nel 1210, è importante per Albettone perché sancisce espressamente il possesso di questa e di altre ventidue ville incastellate con ogni diritto e onore, comprese le prerogative comitali: si trattava in fondo di quella piena giurisdizione che già il vescovo esercitava – osserva lo studioso Morsoletto – per cui si può dire che da quel momento poteva fregiarsi del titolo di contevi.

Più tardi, nel 1220, l’imperatore Federico II concesse “integraliter iurisdictionem, merum mixtumque imperium …omnem publicam functionem totius curtis et territoriis Brendule, Altaville, Credacii, Barbarani, Aseiani, Albetoni, Puiane, Novente” e di tutti i singoli possessivii (un’espressione che indicava la piena e totale giurisdizione da parte del vescovo Zilberto su tutta la curtis e in particolare sui territori di Brendola, Altavilla, Creazzo, Barbarano, Asigliano, Albettone, Poiana e Noventa). Purtroppo non si hanno altre notizie sul castello di Albettone poiché nelle investiture feudali non è mai citato.