Le torri Burchia

torre-burchia-icona

Scheda Storica

Due torri si trovano lungo il Bisatto, nei pressi di Vo’ Vecchio, ma ancora ricomprese nel territorio di Albettone. La più alta è stata trasformata in edificio con appartamenti turistici, mentre la più bassa, grazie ad un intervento conservativo, ha mantenuto la sua fisionomia originaria ed è abitata dalla famiglia Medea.

Di esse ci rimangono scarse testimonianze documentarie. Non è stato possibile stabilire con esattezza la data precisa di edificazione dei fabbricati, ma si può determinare il periodo più probabile in cui appaiono le prime notizie in base al confronto tra le mappe della zona.

In una mappa del 17 dicembre 1629 non compaiono ancora i due manufatti. In un’altra mappa del 1701 si osserva l’edificio originario costituito da una grande casa dominicale affiancata da due annessi rustici. Pertanto le due torri oggi esistenti non erano ancora state edificate.

L’area era di proprietà della contessa Lucilla Sesso Nievo Marchesa degli Obizzi che disponeva anche di una vasta zona agricola con destinazione arativa e prativa. La cartografia appena indicata smentisce quindi quanto sostenuto dalla tradizionale storiografia secondo cui le torri dovevano avere una duplice funzione: servire da deposito per i dazi e i tributi riscossi dalla dogana, posta sulla punta del canale Bisatto (ai confini tra il territorio vicentino e quello padovano) e rappresentare anche un punto di controllo del corso d’acqua. In effetti, tale luogo di confluenza tra il Bisatto e la Liona, chiamato Punta di Vo’, rivestiva particolare importanza strategica, sia dal punto di vista militare che economico. A quel tempo, il corso del Bisatto scendeva da Vo’ Vecchio lungo l’attuale tratto di strada rialzato che collega il ponte sul Bisatto di Vo’ di Sotto con il vecchio ponte sulla Liona alla Punta. E in quel sito particolare era situata un’altra struttura di sorveglianza dei possedimenti, ma soprattutto a guardia del guado (vadum – Vo’) e attraverso il quale transitavano persone, animali e merci di ogni tipo, su barche che risalivano o scendevano lungo il Bisatto”ii. Nei pressi di tale sito, agli inizi del Seicento, il patrizio Alvise Contarini fece edificare un palazzo al quale, più tardi si aggiunsero un oratorio, un’osteria e la piazza che, con il porto fluviale che già esisteva da tempo, diedero origine al piccolo centro abitato di Vo’ Vecchio.

Tornando al complesso della Burchia, nel catasto austriaco del 1834 era classificato come casa colonica con la presenza delle due torri affiancate che devono essere state innalzate tra la seconda metà del Settecento e gli inizi dell’Ottocento. Nel 1877 passa dal catasto terreni a quello dei fabbricati e ciò vuol dire che i terreni di pertinenza vengono venduti e che quindi termina la sua funzione di casa di agricoltori o coloni.

Agli inizi del Novecento risultava proprietaria dell’immobile, denominato “casa di villeggiatura”, la contessa Fornasari. Una foto del 1929 ci permette di ammirare ancora la conformazione del fabbricato con un prospetto tripartito formato da un blocco centrale affiancato da due ali o torrioni che sono i soli rimasti dell’edificio originario, a quel tempo impreziosito da elaborati blocchi di trachite e finestre slanciate.

Nel 1940 un incendio distrusse gran parte del corpo centrale della casa risparmiando, in parte, le due torri. Quella più alta fu lasciata per un lungo periodo in stato di abbandono, in seguito,  grazie all’intervento di un appassionato nel 2014 è stata restaurata  al fine di  ospitare degli originali appartamenti turistici  (nella foto) , mentre l’altra, con parte del materiale rimasto venne ben presto recuperata per uso abitativo.