Chiesa di San Silvestro (antica parrocchiale)
ora Oratorio della Madonna della salute

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Scheda Storica

Antica statua della Madonna conservata all’interno della Chiesa

Sulla sommità del Monte Santo di Lovertino è ancora visibile l’antica chiesa parrocchiale, esistente già nell’Ottocento avanti il Mille. Sorta ad opera dei monaci nonantolani, essa venne intitolata a San Silvestro Papa che era diventato il protettore dell’ordine dei Nonantolani da quando le sue spoglie erano state donate, verso il 753 dal Pontefice Stefano III all’abate e fondatore, Sant’Anselmo duca del Friuli.

Del primitivo edificio, che fu il centro della vita religiosa per oltre mille anni, si conserva ancora l’abside volta simbolicamente verso oriente. La facciata, nella sua semplicità, si caratterizza per le due lesene, sormontate da un arco, che incorniciano l’ingresso. All’interno, in passato, erano presenti due altari: sul maggiore era collocata una tela di indubbio valore rappresentante San Silvestro Papa nell’atto di versare l’acqua sul capo dell’imperatore Costantino, attribuita al pittore vicentino Alessandro Maganza, ora conservata nella parrocchiale nuova.

Adiacenti sono i resti della vecchia canonica che è stata ristrutturata. Sede parrocchiale fino alla metà dell’Ottocento, fu abbandonata essendo divenuta inadatta alle esigenze della popolazione che, gradualmente, era andata concentrandosi nella parte pianeggiante sottostante l’altura, dando vita al nuovo centro abitato. In sostituzione, nel 1856 fu eretta la nuova chiesa intitolata allo stesso santo, in posizione centrale nel contesto abitativo. Il vecchio edificio venne in parte demolito ed alcuni materiali furono utilizzati per la costruzione della nuova parrocchiale. L’antico sacello è stato in seguito ricostruito e denominato “Oratorio della Madonna della salute”. Al suo interno conserva presso l’abside un’artistica statua lignea policroma raffigurante la Vergine con il Bambino databile al XV-XVI secolo.

I Benedettini a Lovertino

Il primo documento in cui appare Lovertino è datato “753 febbraio, Verona” ed è riportato nel “Codice diplomatico veronese”. La sua autenticità è stata tuttavia contestata dallo studioso Fainelli che vi ha annotato vicino la parola “falsificazione” e lo ha attribuito al X secolo. Riguarda l’atto di donazione col quale Sant’Anselmo, a quel tempo duca del Friuli, cedette al monastero dei Santi Apostoli (poi intitolato a San Silvestro) di Nonantola, presso Modena, numerosi beni e proprietà, situati nel territorio vicentino e anche altrove, che possedeva ancora indivisi col fratello Gaidoino, allora duca di Vicenza.

Anche se si tratta in modo evidente di una contraffazione operata dai frati nonantolani dopo la distruzione del loro archivio da parte degli Ungari, il contenuto del documento risulta alla generalità degli studiosi sostanzialmente autentico poiché gli elenchi dei beni, delle proprietà e dei luoghi oggetto della donazione sono confermati dalla documentazione successiva. Tra le varie chiese lasciate da Anselmo al suo monastero di Nonantola figura anche quella di “San Felicis” in “Livertino”, ossia di San Silvestro.
Tramontata l’epoca longobarda con la sconfitta dell’ultimo re longobardo Desiderio, il 9 giugno dell’anno 776 il re Carlo Magno, giunto a Vicenza, probabilmente presso il monastero di San Felice, sottoscrisse un atto di conferma dei privilegi al cenobio modenese di Nonantola che conservava così immunità e giurisdizioni nelle proprie terre anche sotto la dominazione dei Franchi.

La presenza benedettina di Nonantola a Lovertino è poi confermata da un placito di Carlo III il Grosso emanato in seguito ad una seduta giudiziaria in cui fu presente anche il Papa Marino I iv. Si tratta di un documento risalente all’anno 883 che interessa il territorio vicentino, trascritto da Cesare Manaresi nel volume I dei “Placiti del Regnum Italiae” .

L’ultimo imperatore carolingio – riporta lo studioso Alfredo Bosisio – presiedette nella badia di Nonantola la seduta giudiziaria nella quale il conte palatino Bertaldo, assistito da giudici e notai imperiali, giudicò a favore del monastero di Nonantola, rappresentato in giudizio dall’avvocato Pietro del fu Paolo Scavino, la controversia da quest’ultimo intentata contro un tale “Hino” del fu altro “Hino” , il quale si era appropriato di otto corti del monastero, situate nei territori del Basso Vicentino e di Monselice. Tra queste vi era quella “in locis et fundis Livertini cum capella ibi habentem, cum casis massariciis et omnibus rebus suptus monte atque mimana et silva ibibi habente”, vale a dire nei luoghi e nei fondi di Lovertino, con la cappella che lì si trova, con case masserizie e tutte le proprietà sotto il monte ed estesa ad una zona boscosa e montuosavi (il riferimento è chiaramente alla cappella di San Silvestro che in documenti posteriori risulta sempre dipendente dal monastero di San Silvestro di Vicenza).

L’avvocato del monastero, dopo aver ottenuto dall’avversario l’esplicita dichiarazione di non aver alcun argomento legale a sostegno delle sue pretese, e con ciò il pieno riconoscimento dei diritti di proprietà del monastero sulle corti in questione, seduta stante gliene confermò, a nome del monastero stesso, l’investituravii. Anche il Tiraboschi, nella sua “Storia dell’augusta badia di Nonantola” scrive che “una cella e poi chiesa di San Silvestro in Libertino o Livertino avea pur la Badia (di Nonantola) nel territorio di quella città (Vicenza), e la prima menzione se ne ha in una carta del MXXXVIII (anno 1038) e poscia in un’altra del MCLXXXVIII (anno 1188).

Quindi la chiesa medesima è nominata nelle Bolle del secolo XII ed essa sussisteva ancora nel secolo XIV, ma già da molto tempo unita al Priorato di Vicenza”. La presenza dei frati benedettini nonantolani a Lovertino quindi dovette durare a lungo, almeno fino alla seconda metà del Trecento, come attesta la documentazione pervenutaci. Sappiamo che nel 1038 il monastero, più propriamente chiamato col nome di “cella” (cioè luogo abitato da pochi monaci e quindi piccolo), doveva riscuotere i pagamenti dovuti dai livellari del contado e consegnarli all’abbazia di Nonantolaix. Anche una bolla di Papa Innocenzo II del 1132 e di Papa Alessandro III del 1268 confermano la proprietà di queste terre ai nonantolani; mentre in un documento del 1° agosto 1193, tratto dall’archivio di San Silvestro di Nonantola, per la prima volta si fa menzione di un sacerdote secolare chiamato “Presbitero Villano de Lovertino”.

Ciò fa supporre che i Benedettini abbiano voluto assicurare l’assistenza religiosa a quel primo nucleo di abitanti.
Dalla vendita del territorio di Lovertino ai Pigafetta rimase esclusa la chiesa di San Silvestro che continuò a dipendere da monastero di San Silvestro di Vicenza e da quello di Nonantola. La nomina al priorato e alla chiesa di San Silvestro di Vicenza continuò ad essere un diritto privativo e proprio dell’abate di Nonantola fino al 1435, anno in cui venne introdotta l’elezione fatta dai parrocchiani.xi. In seguito, San Silvestro di Lovertino passò sotto l’influenza dei nobili Pigafetta. Nel 1436, infatti, quando i Pigafetta (Domizio e i fratelli) divisero l’intero patrimonio familiare con i cugini (i figli di Matteo fu Sandro), i beni di Lovertino toccarono ai primi che ottennero il giuspatronato sulla chiesa di San Silvestro, che mantennero fino al secolo XVII, e dove trovarono sepoltura numerosi esponenti del casato.