Casa del Gallo

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Scheda Storica

L’elemento idrografico più importante del territorio di Albettone è certamente il canale Bisatto che ha rappresentato per secoli una delle maggiori vie di comunicazione per i trasporti verso la laguna di Venezia. Le sue origini si devono alla “guerra dell’acqua” tra Vicenza e Padova. Vicenza, nel secolo XII aveva necessità di collegarsi con il mare Adriatico per approvvigionarsi di sale e altri generi essenziali. Il percorso più utilizzato era il fiume Bacchiglione che passava per Padova. Verso il 1115 Vicenza si accordò con Padova per ottenere la libera navigazione fluviale fino al mare. Sembra però che, qualche tempo dopo, i Padovani, disattendendo il patto, abbiano impedito il transito nel proprio territorio, anche per via terra. Così, nel 1141 iniziarono le contese tra Padovani e Vicentini che si sarebbero poi sanguinosamente protratte fino agli inizi del ‘400, concludendosi soltanto con il passaggio delle due città sotto il controllo della Serenissima.

Con la conquista veneziana e la sottomissione pacifica del territorio vicentino alla Repubblica Veneta, il canale Bisatto venne risistemato per favorire la navigazione lungo l’intero tratto, da Longare a Monselice. La navigabilità del corso d’acqua in quel periodo è dimostrata dal patto di dedizione di Vicenza a Venezia del 1404: in esso si stabiliva che le imbarcazioni, che collegavano le due città, potevano passare per Padova solo pagando il dovuto dazio, oppure dovevano fare rotta “per locum della Balatea” (per Battaglia), attraverso Longare, Albettone, Este e Monselice, cioè lungo il Bisatto.

La regolazione di questo canale dipese dalla ducale del 23 settembre 1450 con cui si impartiva facoltà alla comunità di Vicenza di proseguire e di rendere navigabile tutto il corso d’acqua “quod itur ad riparias Barbarani versus Valbonam et Este pro bonis fiendis ut illud canale fiat navigabili” (poiché si va oltre le rive di Barbarano verso Valbona ed Este, operando nel modo migliore affinché quel canale sia navigabile). Importanti approdi vennero creati lungo il Bisatto: un collegamento stabile lungo il Bacchiglione infatti consentiva ai barcaioli di Vicenza, che in contrada Barche avevano il loro capolinea, di scendere a sud degli Euganei circumnavigando i colli per Longare, Ponte di Barbarano, Albettone, Vò, Rivadolmo, Este e Monselice. Un’ulteriore conferma della volontà di mantenere la navigabilità del fiume ci viene da una disposizione in cui si stabilisce che “il ghebbo del Fiume Bacchiglione dal ponte di Longare vada esplicitamente così che il Siron e la Liona ed altre acque abbiano libero corso e che in detto ghebbo non si faccia alcun edificio se non fosse fatto dalla città di Vicenza e dove sono stati fatti molini ed edifici si debbano tenere aperte le bove per coadiuvare la navigazione”.

Più tardi, nel 1569 una sentenza del senato veneziano stabilì la quantità d’acqua che si poteva prelevare dal Bacchiglione a Longare, ponendo fine in questo modo a molte controversie. L’organo veneziano infatti disponeva, nel riporto delle acque alla bocchetta di Longare, si “facciano che onze vinti di acqua di esso fiume debba discorrere per il fiume ordinario che va a Padova, et onze quattro in quello che va a Este”

Il Bisatto, a partire dal XIV secolo, viene attrezzato con una serie di piccoli porti lungo tutto il suo percorso, ma in particolare con attracchi a Longare, Costozza, Ponte di Castegnero, Ponte di Nanto, Ponte di Barbarano e ad Albettone, che costituiva il punto di arrivo della prima parte del viaggio delle merci, le quali venivano scaricate e trasportate poi in barconi e chiatte più grandi che prendevano la via d’acqua di Este e poi fino alla laguna. A ricordare a tutt’oggi l’importante funzione di scalo merci, ad Albettone sono ancora visibili le tracce del vecchio porto, il fondaco con la torre colombaia, che veniva usato per lo stivaggio delle merci e il temporaneo ricovero notturno dei barcaioli. In una mappa del catasto austriaco del 1836 si nota ancora la presenza di un braccio di canale destinato a porto fluviale con il mulino del grano ad acqua e la torre posta a protezione dell’insenatura. Il più diffuso tra i mezzi di trasporto fluviale era certamente il “burcio”, citato da Dante Alighieri nella Divina Commedia (Inferno, canto XVII) che solcava i fiumi della pianura veneta: l’Adige, il Bacchiglione e il Brenta in particolare. Accanto al burchio esistevano altri tipi di natanti simili, capaci di soddisfare particolari esigenze dovute alle varietà delle merci trasportate e alle caratteristiche delle vie d’acqua da percorrere. Lungo il canale Bisatto venivano utilizzate le burce (burchie), imbarcazioni che potevano raggiungere i 12-14 metri di lunghezza ed erano dotate di stiva aperta comprendente quasi tutto l’interno della barca; inoltre presentavano fianchi bassi allo scopo di agevolare il carico e lo scarico di sabbia, ghiaia e altri materiali.

La regolazione del Bisatto

Nel 1634 il Bisatto fu regolato a monte, nei pressi di Longare, con una chiusa a paratoie fatta costruire dal magistrato alle acque della Repubblica Veneta. Ma quindici anni dopo, nel 1649, una piena eccezionale del Bacchiglione distrusse l’edificio regolatore del deflusso e il canale si interrò per gran parte, impedendo la navigazione. Passarono circa trent’anni e nel 1680 la Serenissima fece edificare l’attuale edificio di presa del Bisatto. Per la restaurazione le bocche di Longare ai fini della navigazione, il Comune di Albettone spese 153 ducati, quello di Lovertino 49. Anche i cittadini dei vari comuni posti lungo il Bisatto furono poi soggetti a tassazione: erano una trentina infatti i possidenti terrieri di Albettone tenuti al pagamento del “campatico sul fiume navigabile della Riviera”. Tra i maggiori contribuenti vi erano i Maroli, i Beregan, i Malaspina, i Valmarana, i Florian, i Mocenigo.

Ma nel Settecento, altre esondazioni e nuovi interramenti provocarono un evidente abbandono della via d’acqua. La fine della Repubblica Veneta e le nuove amministrazioni portarono alla rovina temporanea della rete navigabile vicentina. Nel 1806, un decreto stabilì che una commissione di idraulici provvedesse al “riaprimento del canale Bisatto”, da troppo tempo trascurato.

Con la nuova dominazione austriaca il corso venne ripristinato nella sua funzionalità rendendo più alto l’argine, in contemporanea con la parallela realizzazione della rettifica della strada Riviera Berica. La sua manutenzione era affidata al consorzio Ottoville, costituito da tutti i comuni da esso attraversati e le spese erano suddivise tenendo conto delle superfici catastali interessate. Nel 1870 – riferisce Condostaulo nelle sue memorie storiche di Albettone – “questo canale fu per tutta la sua lunghezza escavato e in qualche parte corretto…in tale occasione anche i mulini di Albettone furono di nuovo costruiti”. E aggiunge che “al presente il canale Bisatto fornisce un’eccellente qualità di sabbia che mista con la calce offre il più solido e durevole cemento idraulico che mai si dia”. Precisa inoltre che ad Albettone vi è un “ponte di pietra e mattoni lungo 16 metri ad un solo arco, che gira tre ruote da molini e da qui comincia ad esser navigabile, servendo per il trasporto della pietra calcarea”. Agli inizi del Novecento, con l’avvento della ferrovia, il canale perse d’importanza. L’ultimo significativo lavoro sul Bisatto venne eseguito nel 1931 con l’abbassamento di due metri dell’intero alveo.